Ettore Funaioli

Ettore Funaioli (Siena 1923 – Bologna 2006) è stato Professore di Meccanica applicata alle macchine nella Università di Bologna dal 1958  al 1995.

Si laureò in Ingegneria presso l’Università di Pisa, dove iniziò poi la sua brillante carriera universitaria. Nel 1954 conseguì la Libera Docenza in Meccanica Applicata alle Macchine, e nel 1956 vinse il concorso alla Cattedra della stessa materia presso l’Università di Cagliari. Nel 1958 fu chiamato a Bologna per ricoprire la Cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine presso la Facoltà di Ingegneria, conservando tale titolarità fino alla data del pensionamento, quando gli fu conferito il titolo di Professore Emerito.

Fu Direttore dell’Istituto di Meccanica Applicata alle Macchine fino a quando questo confluì nel Dipartimento di Ingegneria delle costruzioni meccaniche, nucleari, aeronautiche e di Metallurgia (DIEM), del quale fu il primo Direttore. Coprì numerosi incarichi accademici, fra i quali: membro dei Comitati di coordinamento dell’Università della Calabria e della Facoltà di Ingegneria di Forlì, nonché Prorettore dell’Università degli Studi di Bologna. Era Accademico Benedettino dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Nel 1979 gli fu conferito il diploma di prima classe come benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Fu tra i membri fondatori dell’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e  Applicata (AIMETA).

La sua produzione scientifica riguardò in un primo tempo argomenti di aeronautica e di aerodinamica. Successivamente si occupò brillantemente di lubrificazione, di meccanismi e loro componenti, di dinamica delle macchine. Grande attenzione riservò sempre alla trasmissione del suo sapere agli allievi, insieme al culto della serietà, dell’onestà e dell’impegno professionale.

Alla didattica Ettore Funaioli si dedicò con impegno straordinario e senza riserve, testimoniato anche dal suo ben noto testo “Lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine”.

Chi lo incontrava rimaneva colpito dalla sua cordiale e benevola disponibilità all’amicizia. Chi aveva modo di lavorare con lui poteva apprezzare non solo la sua acutezza d’ingegno, ma anche la sua comprensione e solidarietà anche al di fuori dell’ambito professionale.